Andrea Sempio, a lungo protetto da una narrazione difensiva compatta, si ritrova improvvisamente esposto. Massimo Lovati, il suo ex legale, colui che un tempo lo circondava di affermazioni eccentriche e ipotesi surreali, oggi rischia di trasformarsi nel suo peggior incubo. In un’intervista filtrata attraverso il suo nuovo avvocato, Fabrizio Gallo, durante la trasmissione Ignoto X su La7, Lovati ha lasciato intendere di sapere molto più di quanto abbia mai rivelato: “Il segreto professionale mi impone il silenzio, ma sono a conoscenza di parecchio”, ha sussurrato con toni che suonano come un ultimatum.
Un accenno che frantuma l’equilibrio già precario dell’alibi su cui Sempio ha costruito la sua autodifesa nell’inchiesta per l’omicidio di Chiara Poggi. E Gallo ha affondato il colpo senza esitazione, puntando il dito su quel dettaglio considerato chiave dalla difesa: lo scontrino del parcheggio a Vigevano, usato per sostenere che Sempio si trovasse lontano da Garlasco la mattina del delitto. “Quel documento è stato falsificato”, ha accusato. E ha rincarato: continuare a usarlo come prova è come lanciarsi contro un muro a tutta velocità.
Il legale dimenticato: nove anni, poi la frattura
Alle spalle delle parole di Gallo si intuisce una delusione profonda. Dopo quasi dieci anni al fianco di Sempio, Lovati è stato tagliato fuori. L’allontanamento potrebbe aver innescato un cambio di rotta clamoroso, trasformando l’antico paladino in un testimone potenzialmente esplosivo. Un rovesciamento di ruoli che appare quasi come una resa dei conti: “Prima parlava di un complotto, adesso chiede il rinvio a giudizio. Cos’è cambiato? Il suo posto in aula”, ha commentato Gallo durante Storie Italiane su Rai Uno.
Angela Taccia, la nuova avvocata di Sempio, ha confermato che l’interruzione dei rapporti tra l’indagato e il suo precedente difensore non è avvenuta in modo pacifico. Uno strappo netto, destinato a lasciare tracce nel dibattito processuale.
Il biglietto che fa tremare la ricostruzione
Ma il colpo più letale arriva da una nuova testimonianza, raccolta dal Nucleo investigativo dei carabinieri di Milano. Un testimone ha rivelato che quello scontrino, che la madre di Sempio avrebbe ritrovato e conservato, non fu ritirato personalmente dal giovane. Qualcuno glielo avrebbe dato. Se questo racconto venisse confermato, il castello dell’alibi crollerebbe di schianto.
Fino ad oggi, la difesa si era aggrappata a quel biglietto da un euro emesso a Vigevano il 13 agosto 2007 come prova tangibile dell’assenza di Sempio da Garlasco. Ma senza un’immagine, un accesso registrato, un’antenna telefonica o una voce che confermi la presenza fisica in loco, quel foglietto rischia di trasformarsi in un semplice frammento cartaceo. “Robaccia inutile”, lo ha liquidato Lovati. Parole pesanti che richiamano inquietanti somiglianze con il percorso giudiziario di Alberto Stasi, anche lui travolto dalla caduta del suo presunto alibi.
Un boomerang in toga
L’intera vicenda sembra sfuggire al senso comune. L’uomo che per anni ha protetto Sempio con zelo oggi rappresenta un punto di rottura nel suo cammino processuale. Chi conosce il labirinto giudiziario di Garlasco sa bene quanto ogni piccolo elemento possa diventare dirimente. E se davvero lo scontrino si rivelerà frutto di un’architettura costruita a tavolino, la posizione di Andrea Sempio potrebbe sprofondare in un baratro processuale da cui sarebbe difficile riemergere.
 
			



