Quando le foglie cadono come cenere sull’asfalto e il crepuscolo si impadronisce dei pomeriggi, una consuetudine antica torna a brillare sulle soglie delle case: la zucca intagliata. Non è solo un gioco da bambini, né una semplice decorazione stagionale. Dentro ogni volto ghignante scolpito su un frutto d’autunno, si cela un’eco oscura proveniente da leggende irlandesi dimenticate, dove la fiamma non scaldava ma guidava i dannati.
Il patto beffardo di Jack: fuochi fatui e anime perdute
Tutto comincia tra i paesaggi umidi dell’Irlanda antica, dove le torbiere sussurravano storie a chi sapeva ascoltare. I fuochi fatui — tremolanti bagliori sospesi sull’acqua stagnante — erano interpretati come trappole spettrali o presagi di morte. In questo contesto nebuloso nasce il mito di Jack, un fabbro ubriacone e scaltro che riuscì a beffare il Diavolo, non una ma due volte.
La prima lo convinse a trasformarsi in una moneta per comprarsi un’ultima birra, salvo poi intrappolarlo accanto a una croce. La seconda lo inchiodò su un albero incidendo un’altra croce sul tronco, rendendogli impossibile la fuga. Quando la morte bussò, nessun regno volle accoglierlo: né il Paradiso, né l’Inferno. Jack ottenne soltanto un tizzone ardente, infilato in una rapa vuota per rischiarare l’eternità del suo vagabondare.
Dalla rapa alla zucca: l’evoluzione americana dell’icona
Il simbolo di Jack, inizialmente inciso su rape e barbabietole, attraversò l’oceano insieme agli emigrati irlandesi. Le campagne americane, però, offrivano un’alternativa più generosa: la zucca, più grande, più luminosa, più docile al coltello. Così, nel Nuovo Mondo, la rapa si spense, lasciando spazio alla cucurbitacea che conosciamo.
Nel XIX secolo, il jack-o’-lantern cominciò a popolare le illustrazioni delle riviste americane e a insinuarsi nei racconti gotici dell’epoca. Washington Irving contribuì a cristallizzarne l’immagine nella cultura collettiva. Il suo volto intagliato, acceso da una luce interna, divenne simbolo visivo di Halloween, che da rito pagano si trasformò in festa nazionale.
Antiche ombre italiane: quando le zucche parlavano dialetto
Nonostante il suo volto moderno venga spesso associato agli Stati Uniti, la zucca intagliata ha radici anche nella tradizione popolare italiana. In Sardegna, durante la notte di Sant’Andrea, le lanterne ricavate da zucche svuotate accompagnavano cori di bambini vestiti da spiriti. In Toscana prendeva vita la “Mortesecca”, una creatura spettrale dalle orbite scavate e il corpo di stracci. Nel Lazio si evocava la “Beccamorta”, mentre nel Polesine si giocava con la “lumassa”, burla rituale per tenere lontana la morte.
Da Nord a Sud, l’ortaggio svuotato diventava messaggero del confine tra mondo terreno e aldilà. Una maschera per esorcizzare la paura, una luce per confondere le presenze invisibili.
Da spauracchio a benvenuto: il nuovo volto del jack-o’-lantern
Oggi quella stessa zucca, una volta strumento per ingannare spiriti o spaventare bambini, ha cambiato voce. Scolpita e illuminata, non annuncia più la dannazione di un’anima in pena, ma l’apertura di una casa pronta ad accogliere il passaggio del gioco: “dolcetto o scherzetto?”. La fiamma che un tempo bruciava nella notte del purgatorio ora diventa simbolo di festa, vicinanza, calore.
Chi accende una zucca fuori dalla porta, comunica che lì dentro si celebra la vita, si onora l’ignoto e si tramanda un racconto antico come l’ombra.
 
			



