Alle prime luci dell’alba tra il 25 e il 26 ottobre 2025, le lancette dell’orologio faranno marcia indietro di sessanta minuti. Un gesto ormai rituale, che ci regala simbolicamente un’ora in più di sonno, ma accorcia le giornate e oscura i pomeriggi. Dietro questa abitudine stagionale, tuttavia, si nasconde un intreccio di ragioni che toccano il nostro benessere, i consumi energetici e persino la sicurezza quotidiana.
L’orologio naturale dell’uomo e l’orario astronomico
L’ora solare non è un’invenzione recente, ma il ritorno a un tempo scandito dal movimento del sole, dove l’alba coincide con l’inizio della giornata. Dopo sette mesi di ora legale, introdotta per prolungare la luce serale, il ripristino dell’orario standard allinea il nostro risveglio con la luce mattutina. Tuttavia, questo equilibrio ha un costo emotivo e fisico. Il buio che arriva prima altera la percezione del tempo e può influenzare l’umore, aumentando la sensazione di stanchezza e rendendo più difficile mantenere costante la produttività.
Energia risparmiata, bollette più leggere
Sfruttare meglio la luce solare serale significa ridurre il consumo di elettricità: un principio alla base dell’alternanza tra ora legale e solare. Non è solo una questione simbolica. I dati forniti da Terna raccontano una realtà concreta: l’Italia ha evitato il consumo di oltre 11,7 miliardi di kilowattora in due decenni, pari a un risparmio economico superiore ai 2,2 miliardi di euro. Solo nel 2025, la stima supera i 100 milioni. Numeri che spiegano perché, malgrado le critiche, il meccanismo resti operativo su scala continentale.
Il corpo e l’orologio interno: un equilibrio fragile
Il nostro organismo segue un ritmo biologico che si sincronizza con la luce naturale. Cambiare orario, anche solo di un’ora, scombina questo delicato ingranaggio. Secondo la Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima), l’alterazione può disturbare il sonno, influenzare la pressione arteriosa e alterare l’umore. Alcune ricerche hanno addirittura registrato un leggero aumento degli infarti nella settimana successiva al cambio d’orario. L’Università di Stoccolma ha inoltre segnalato un incremento degli incidenti nelle ore serali, quando la visibilità diminuisce e la prontezza rallenta.
Strategie per affrontare il cambio senza risentirne
Sintonizzarsi in anticipo sul nuovo orario può ridurre i fastidi. Gradualmente anticipare l’orario in cui si va a dormire, cercare la luce naturale al mattino e limitare l’esposizione a schermi prima di coricarsi sono accorgimenti semplici ma efficaci. Aggiungere un po’ di movimento fisico leggero e rispettare i ritmi dei pasti aiuta a ristabilire l’equilibrio, specialmente nei primi giorni.
Un’Europa divisa e una proposta sospesa
Nel 2018 l’Unione Europea aveva sollevato l’idea di porre fine al doppio cambio d’orario. L’84% dei partecipanti a una consultazione pubblica aveva espresso il desiderio di adottare un orario unico tutto l’anno. Il dibattito, però, si è arenato nel labirinto burocratico, complice anche la pandemia e l’assenza di un consenso tra i Paesi membri. Di fatto, ogni ottobre si torna a spostare le lancette, in attesa che la politica europea trovi una direzione chiara.
La luce del pomeriggio: più sicurezza, meno CO₂
Le associazioni come Sima e Consumerismo No Profit spingono per rendere definitiva l’ora legale. Secondo le loro analisi, giornate più lunghe riducono furti e incidenti, migliorano l’umore collettivo e tagliano le emissioni di anidride carbonica. Il buio anticipato, invece, moltiplica i rischi per pedoni e ciclisti e può acuire il disagio psicologico in chi soffre la stagione invernale. Il Governo, intanto, osserva senza prendere una posizione netta.
 
			



